CENNI STORICI
Per comprendere l’importanza religiosa che alcune chiese hanno assunto nel corso dei secoli a Venezia, è necessario fare un breve excursus storico.
La Serenissima, durante il XVII secolo, dovette fare i conti con il problema della peste; in particolare, nella prima metà del Seicento, la popolazione venne decimata a causa di questa calamità; la ricerca di una protezione che provenisse dai santi della religione cristiana era molto accentuata in quell’epoca così difficile, nella quale le moderne scoperte della medicina non erano all’orizzonte.
In particolare, venne eretta la basilica di Santa Marica della Salute, come ex voto alla Madonna per la liberazione dalla peste che nel biennio 1630-31 decimò la popolazione di Venezia, mietendo 80.000 vittime.
La basilica si trova nell’area di Punta della Dogana e si staglia imponente nel panorama del Bacino di San Marco e del Canal Grande.
L’architetto e scultore Baldassarre Longhena progettò l’edificio seguendo i modelli del Palladio, espressioni dell’architettura barocca veneziana.
Dopo la fine della peste, il culto verso la Vergine Maria divenne così popolare da farla aggiungere all’elenco dei santi patroni della città, che comprendeva San Marco e San Teodoro.
Longhena progettò la basilica a forma di corona, come tributo ulteriore alla Vergine; la consacrazione dell’edificio avvenne il 9 novembre 1687, quando il patriarca di Venezia la benedisse.
Come da tradizione, ogni anno il 21 novembre, giorno in cui si commemora la Presentazione della Beata Vergine Maria, molti cittadini veneziani attraversano il ponte che collega San Marco e la basilica e si riuniscono nell’edificio a pregare.
Oltre alla preghiera, i devoti sono soliti sono soliti consumare un piatto a base di montone, denominato castradina.
Questa ricorrenza ha un’importanza pari alla Festa del Redentore, celebrata ogni anno la terza domenica di luglio.
STRUTTURA DELLA BASILICA
Il corpo centrale della basilica ha una forma ottagonale e ospita una grane cupola emisferica, circondata da sei cappelle minori. Sulla sommità della cupola si può notare una lanterna sulla quale si innalza la statua della Vergine. Lo schema ottagonale che ha ispirato la basilica richiama il concetto di Marialis Stella (stella di Maria), che simboleggia la Salvezza e la Speranza a partire dai Carmelitani del XII secolo.
Lo scultore Tommaso Rues decorò il prospetto principale con statue di marmo raffiguranti i 4 evangelisti.
L’interno dell’edificio è spazioso ed è valorizzato da un gioco di luci che fa risaltare la pavimentazione in tessere di marmi policromi; in particolare, la luce proviene dalle finestre termali delle sei cappelle laterali e dai finestroni del tamburo della cupola.
Longhena scolpì il gruppo scultoreo del presbiterio e dell’altare, dove viene rappresentata una Madonna col Bambino, che simboleggia la Salute che protegge Venezia dalla peste.
TELE DI TIZIANO
Nelle cappelle laterali si trovano altre sculture di Tommaso Rues, la pala di Luca Giordano in corrispondenza dell’altare dell’Assunta e la tela Discesa dello Spirito Santo di Tiziano.
La tela di Tiziano, in particolare venne dipinta nel 1555 per l’altare maggiore della chiesa di Santo Spirito in Isola. Nel dipinto si possono notare le strutture bramantesche della fabbrica di San Pietro, alle quali l’artista si ispirò dopo il soggiorno romano del 1545-46.
Servendosi del riferimento alla Basilica di San Pietro, Tiziano intendeva comunicare il primato della Chiesa cattolica romana nel mondo.
Se guardiamo alla struttura del dipinto, la Vergine è collocata al centro ed è circondata dai discepoli, che accentuano lo schema piramidale alzando gli sguardi e le braccia verso la colomba posta in alto, da dove vengono emanati i raggi di luce, simbolo dello Spirito Santo.
Sopra le teste dei presenti si posano inoltre delle lingue di fuoco, che simboleggiano l’effusione dello Spirito Santo.
Altre opere di Tiziano sono custodite nella sacrestia: un primo esempio si può rintracciare nel dipinto a olio su tavola San Marco in trono; l’opera venne realizzata a seguito di un ex voto per la fine della pestilenza del 1510; nel dipinto vengono rappresentati San Marco e altri santi ai quali ci si rivolge per cercare protezione dalle malattie, come i santi medici Cosma e Damiano, San Rocco e San Sebastiano (trafitto dalle frecce).
Tiziano dipinse anche altre tele come Caino e Abele, il sacrificio di Abramo e Isacco e Davide e Golia, tutte presenti all’interno della basilica.
Infine, la sacrestia custodisce opere di altri artisti, come Le nozze di Cana (1561) del Tintoretto, e tele di Alessandro Varotari, Pietro Liberi, Giuseppe Porta, Giovanni Battista Salvi, Palma il Giovane e Marco d’Oggiono.