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CA’ DARIO

Licenza CC-BY-SA-3.0; fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Palazzo_Dario_Cropped.jpg

Chi è amante del brivido e del mistero può scoprire che Venezia raccoglie attorno a sé numerosi miti e leggende che meritano di essere scoperti.

Esiste una sorta di fascino “oscuro” capace di proiettarci di fronte a quelle atmosfere dark che sconfinano nell’horror, fino a farci perdere più di qualche ora di sonno. Oltre all’inquietante storia che caratterizza l’isola di Poveglia, ne esiste anche un’altra, scolpita in modo indelebile tra le mura di uno dei più antichi palazzi di Venezia, quello di Ca’ Dario.

Secondo la leggenda, su Ca’ Dario aleggia una maledizione che causerebbe ai suoi proprietari una morte violenta, o nel migliore dei casi, li porterebbe a fare bancarotta. Prima di addentrarci nella presunta maledizione, è utile fare una breve descrizione storica e architettonica della struttura.

CENNI STORICI E ARCHITETTONICI

Ca’ Dario è situata al civico 353 nel sestiere di Dorsoduro e il suo prospetto principale si affaccia sul Canal Grande.

Il ricco mercante di spezie Giovanni Dario commissionò la costruzione del palazzo all’architetto Pietro Lombardo nel 1479.

Dopo la morte di Dario nel 1494, l’edificio passò in eredità alla figlia Marietta, per poi essere venduto a Vincenzo Barbaro. La famiglia Barbaro conservò la proprietà del palazzo fino all’inizio dell’Ottocento, quando Alessandro Barbaro, membro del Consiglio dei Dieci della Serenissima, lo vendette al commerciante armeno di pietre preziose Arbit Abdoll.

Lo stile architettonico che contraddistingue Ca’ Dario è tipicamente rinascimentale, soprattutto per quanto riguarda la facciata sul Canal Grande. La decorazione della facciata è in pietra d’Istria e marmi policromi; ad arricchire il tutto contribuiscono ottanta medaglioni circolari.

In corrispondenza del piano terra si trovano due monofore e un portale ad acqua, mentre i piani superiori ospitano una quadrifora e una monofora. L’atrio dell’edificio è composto da una ghiera in marmo e da una raffinata scala in marmo che conduce ai piani nobili. A differenza della facciata rinascimentale rivolta vero il Canal Grande, quella posteriore possiede elementi gotici, disposti in modo non omogeneo: la tinta rossa fa da cornice a camini, altane (tipici balconi veneziani), gotiche e logge.

IL PALAZZO “MALEDETTO”

La fama di palazzo maledetto iniziò dopo il suicidio di Marietta, in seguito al fallimento finanziario dello sposo Vincenzo Barbaro. Giacomo Barbaro, un discendente di Vincenzo, fu vittima di un agguato e fu ucciso nell’isola di Creta in combattimento.

Queste vicende generarono inquietudine tra i veneziani dell’epoca, che anagrammarono le parole dell’iscrizione posta sulla facciata principale “VRBIS GENIO IONNES DARIUS” (“Giovanni Dario, in onore del genio della città”) in “SUB RVINA INSIDIOSA GENERO“, OVVERO “Io genero sotto una insidiosa rovina”.

Il commerciante Arbit Abdoll cadde in bancarotta e fu costretto a vendere Ca’ Dario per 480 sterline allo storico britannico Rawdon Brown, che lo rivendette a sua volta senza avere i fondi per ristrutturarlo.

Tra i personaggi illustri ospitati nel palazzo, troviamo il poeta francese Henri de Régnier, che fu colpito da una malattia durante il soggiorno a Venezia nel 1899. Fortunatamente, il poeta francese non subì particolari conseguenza in seguito alla malattia.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, il miliardario americano Charles Briggs acquistò il palazzo; il 24 agosto del 1962, la polizia italiana notificò a Briggs di non essere gradito, probabilmente a causa della sua omosessualità;  l’imprenditore statunitense riparò in Messico, dove il suo compagno si tolse la vita. Il tenore Mario del Monaco fu sul punto di acquistarlo nel 1964, ma un grave incidente stradale lo spinse a ripensarci.

SVILUPPI RECENTI

Alla fin degli anni Sessanta, il nobile torinese Filippo Giordano delle Lanze acquisì la proprietà di Ca’ Dario, ma rimase vittima di omicidio nel 1970 da parte Raul Blasich, marinaio croato con il quale aveva una relazione. Questo karma di morte non si fermò e anche Blasich fu vittima della stessa sorte. Il manager musicale del complesso rock the Who Christopher Lambert lo acquistò nei primi anni Settanta; in seguito si accentuò la sua dipendenza da droghe e sostanze stupefacenti; ad appesantire il quadro, intervennero anche i problemi finanziari.

Nel 1978, Lambert cedette in vendita il palazzo all’imprenditore Fabrizio Ferrari, che vi dimorò assieme alla sorella Nicoletta. Sfortunatamente, quest’ultima cadde vittima di un incidente stradale. Alla fine degli anni Ottanta Raul Gardini comprò il palazzo; in seguito, si suicidò nel 1993, a causa dell’inchiesta “Mani Pulite” e del crack finanziario che lo coinvolse. Nel 2002, il bassista John Entwistle ebbe la nefasta idea di affittare Ca’ Dario in occasione di una vacanza a Venezia, ma vi morì di infarto.

Allo stato attuale, la struttura è in fase di ristrutturazione per volontà di un acquirente ignoto, che lo acquistò nel 2006.

Ma da cosa deriverebbe una maledizione così potente da mantenere il suo potere oscuro intatto nei secoli? Circolano voci secondo le quali il palazzo maledetto sarebbe stato edificato sopra le rovine di un cimitero dei Templari. Non mancano coloro che pensano che Ca’ Dario subisca l’influenza negativa di un misterioso talismano di protezione posto sul portone acqueo del palazzo vicino. Nel corso della sua storia travagliata, numerose persone che hanno dimorato nel palazzo affermarono di aver visto i fantasmi dei precedenti proprietari.

Questa dimora possiede un fascino maledetto, rimasto inalterato nel tempo, tanto da indurre il poeta come Gabriele D’Annunzio a descrivere Ca’ Dario con le seguenti parole:

“Inclinata come una cortigiana decrepita sotto la pompa dei suoi monili.”

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