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VENEZIA E GLI ORFANI

Nell’immaginario collettivo, Venezia viene spesso concepita come una città per pochi, dove la classe aristocratica ha potuto godere di grandi privilegi, senza badare troppo ai bisogni del popolo. Ma è davvero stato così?

Concentrandosi più attentamente sugli aspetti storici di Venezia, possiamo scoprire un’anima antica e poco conosciuta della città, fortemente improntata alla tutela e valorizzazione delle categorie svantaggiate.

In più occasioni infatti, filantropia e mecenatismo sono stati protagonisti di valide iniziative sparse nel territorio della Serenissima.

Un primo esempio lo si può rintracciare nella Ruota degli Innocenti, che, a partire dal XIII secolo ha permesso a tanti bimbi orfani di essere adottati nei conventi.

La Ruota degli Innocenti era un marchingegno che permetteva di lasciare i bimbi di fronte a quello che era l’Ospedale della Pietà, struttura dedita all’accoglienza sia di orfani, sia dei figli delle famiglie indigenti.

Una volta che un bimbo era posto sulla ruota, il suono di un campanello attirava le suore che raccoglievano il fagottino, facendo girare la ruota dall’interno.

Il complesso originario dell’Ospedale della Pietà non esiste più, tuttavia, entrando nella hall dell’Hotel Metropole (in Riva degli Schiavoni 4149), è possibile notare in fondo a destra due colonne di questo antico ospedale; i resti della Ruota degli Innocenti sono conservati in corrispondenza di una porta laterale dell’albergo, rivolta verso la calle a sinistra.

In totale furono 4 gli ospedali speciali costruiti durante il Rinascimento per accogliere e formare gli orfanelli: infatti, queste strutture non erano solo luoghi di cura, ma fungevano da centri di alta formazione musicale.

I bambini potevano apprendere il canto e imparavano a padroneggiare gli strumenti musicali. Non appena diventavano adulti, potevano uscire da queste strutture con un mestiere che poteva garantire loro una vera indipendenza economica.

Di tanto in tanto venivano organizzati dei concerti dove i piccoli musicisti in erba potevano esibirsi; questi eventi avevano luogo nelle chiese degli ospedali, come la chiesa della Pietà degli Incurabili, dove l’acustica era valorizzata grazie alla forma ovoidale dell’edificio.

Vi erano alcune differenze nelle modalità in cui veniva impartita l’istruzione: i bimbi maschi erano soliti apprendere anche abilità diverse da quelle musicali, mentre le bambine dedicavano i loro studi esclusivamente alla musica; queste ultime rimanevano negli istituti fino alla maturità, e potevano scegliere se sposarsi, diventare a loro insegnanti di musica o prendere i voti.

Fortunatamente, il Balotin del Dose non era l’unico bambino a Venezia che poteva godere di una buona istruzione, anche se proveniente da un ceto sociale più modesto.

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