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SANT’ERASMO

Le isole della laguna di Venezia offrono ai turisti e visitatori atmosfere uniche e rappresentano un itinerario alternativo rispetto al centro storico.

Una di queste isole è quella di Sant’Erasmo, situata al centro di un triangolo ideale composto da Murano, Burano e Punta Sabbioni.

Le notizie storiche dei primi insediamenti nell’isola risalgono al X secolo d.C, come testimoniato nell’opera De administratio imperio dell’imperatore Costantino VII, dove sono elencate le località del ducato di Venezia. In seguito l’isola di Sant’Erasmo è citata con l’appellativo di Litus Mercedis nel Chronicon Gradense del 1032: già in quell’epoca viene menzionata una chiesa edificata in onore dei santi Ermete ed Erasmo.

Da un punto di vista morfologico, molti secoli fa Sant’Erasmo non era l’isola che conosciamo oggi, ma rappresentava uno dei litorali che separavano la laguna di Venezia dal mar Adriatico: non è un caso quindi che la chiesa sia stata intitolata ai due santi protettori dei naviganti.

Durante il medioevo, Sant’Erasmo ricoprì una duplice vocazione: da un lato si rivelò una località portuale utile a sostenere le economie di Torcello e Murano, dall’altro fu protagonista di una vocazione agricola, con l’attribuzione di lotti sui quali edificare monasteri (come quelli di San Giorgio Maggiore e San Zaccaria) e residenze per le famiglie nobili.

Sant’Erasmo custodiva un piccolo, ma prezioso centro agricolo, come testimoniato alla fine del XVI secolo da Francesco Sansovino, il quale, nella sua opera Venetia, città nobilissima et singolare, citava Sant’Erasmo come un luogo dagli orti fiorenti e dai ricchi vigneti, che riforniva Venezia di “herbaggi e di frutti, in molta abbondanza e perfetti”. Non deve stupire quindi che a Sant’Erasmo sia stato attribuito l’appellativo di “Orto di Venezia”.

Dopo il medioevo la morfologia del luogo mutò, in virtù del clima lagunare, causando un’estensione del litorale del Cavallino verso ovest e la trasformazione di quello che era il litorale di Sant’Erasmo in un’isola lagunare. Inoltre, il centro storico della Serenissima conobbe uno sviluppo fiorente e tumultuoso, a danno dei centri periferici, che vennero marginalizzati.

Nonostante la perdita di centralità, la vocazione agricola dell’isola venne mantenuta, dato il crescente fabbisogno alimentare di Venezia. La popolazione residente era composta da un ceto sociale umile, composto da braccianti giornalieri e stagionali. Date le precarie condizioni sanitarie ed igieniche, gli abitanti dell’isola vennero decimati dalla malaria sul finire del XVIII secolo.

All’inizio dell’Ottocento, dopo la fine della Repubblica, vennero erette costruzioni militari in concomitanza con la dominazione francese e austriaca. Queste opere, costituite in prevalenza da forti, batterie e depositi avevano uno scopo difensivo e servivano a sorvegliare gli accessi al porto di San Nicolò.

La popolazione residente nell’isola tornò a crescere, e questo fatto rese necessaria l’edificazione di una nuova chiesa in una posizione più centrale nel 1841.

La parrocchia di Sant’Erasmo venne istituita nel 1926 e tre anni più tardi venne costruita la chiesa di Cristo Re, presente ancora oggi. Dal punto di vista architettonico, la struttura è a tre navate e ospita al suo interno il Martirio di Sant’Erasmo, dipinto dalla scuola del Tintoretto.

Un luogo d’interesse per i visitatori è la torre Massimiliana, una struttura militare a pianta circolare costruita fra il 1843 e il 1844 in corrispondenza del lembo meridionale dell’isola. Eretta per scopi di difesa, venne occupata dalle truppe tedesche nel 1943. Nell’aprile del 1945, in occasione della ritirata, i tedeschi la danneggiarono, con lo scopo di farla saltare in aria.

Dopo il secondo conflitto mondiale, la struttura venne adibita ad alloggio per gli sfollati e a magazzino agricolo.

Lasciata in stato di degrado e abbandono negli anni Novanta, la torre venne riqualificata nel 2004, grazie a un progetto di valorizzazione ad opera degli architetti Cappai e Segantini; al giorno d’oggi, la struttura è sede di mostre d’arte ed eventi culturali. La torre è circondata dalla spiaggetta del “bacan”, utilizzata dai veneziani per le scampagnate estive.

Un prodotto agricolo tipico dell’isola è il Carciofo violetto di San’Erasmo, che si alterna alle vigne e ai frutteti. Questo prodotto viene degustato crudo oppure abbinato al limone o alle schie (gamberetti di laguna). Ogni anno, la seconda domenica di maggio, il Consorzio Carciofo Violetto di Sant’Erasmo organizza una sagra dedicata al Carciofo isolano, che si è guadagnato il riconoscimento di presidio Slow Food.

Se, oltre alla buona tavola, siete amanti del turismo sostenibile e amico dell’ambiente, potete percorrere buona parte dell’itinerario pianeggiante dell’isola in sella a una bicicletta, esplorando le meraviglie naturalistiche presenti nel luogo.

Optando per un percorso alternativo rispetto alla frenesia del centro storico, avrete la possibilità di noleggiare una bicicletta direttamente a San’Erasmo nel B&B Lato azzurro oppure e Venezia, rivolgendovi al servizio “Te presto ‘na bici”, reso disponibile da alcuni parcheggi di Mestre.

Se vi trovate nel centro storico e desiderate recarvi sull’isola di Sant’Erasmo, potete salire sul vaporetto ACTV linea 13, in corrispondenza dell’imbarcadero Fondamenta Nuove, a dieci minuti a piedi da Rialto; naturalmente, anche le biciclette sono benvenute a bordo!

Se siete interessati a esplorare in bicicletta anche le altre isole della laguna, vi consigliamo di aderire all’iniziativa Bici in barca, promossa dall’azienda per il trasporto pubblico locale ACTV da maggio a settembre.

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